venerdì 9 settembre 2011

Riflessioni





















"Indubbiamente cattivo è colui che abusando del proprio ruolo di potere e di prestigio, commette ingiustizie e violenze a danno dei suoi simili; infinitamente più cattivo è colui che pur sapendo dell’ingiustizia subita da un suo simile, tacendo, acconsente a che l’ingiustizia venga commessa”.




A. Einstein

giovedì 1 settembre 2011

Petizione Legge punitiva per chi pratica mobbing

Petizione Legge punitiva per chi pratica mobbing

venerdì 22 luglio 2011

guizzo azzurro: Petizione Legge punitiva per chi pratica mobbing

guizzo azzurro: Petizione Legge punitiva per chi pratica mobbing: "Petizione Legge punitiva per chi pratica mobbing"

giovedì 21 luglio 2011

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Si è concluso con il Convegno




" Prevenire per non dover curare"


Il progetto svolto dalla nostra Associazione presso la scuola Media Giusti di Terzigno


La grotta di Guizzo Azzurro Onlus Presenta:

“Il Volontariato per la Comunità – Bando di idee 2009 – CSV Napoli” – Azione 1

Progetto Sportello permanente di counseling per la prevenzione del disagio nelle scuole

Prefazione del Dott. Giuseppe De Stefano
Presidente CSV Napoli

Nella fortunata intuizione dell’idea progetto raccontata in queste pagine i promotori puntano a qualificare l’intervento nella Scuola Pubblica attraverso la ormai indispensabile costruzione di una rete di relazioni tra Istituzioni Scolastiche, famiglia, studenti e territorio.
Gli autori sollecitano un intervento progettuale che garantisca l’investimento in risorse umane qualificate e disponibili a dare sostegno e continuità alle azioni necessarie ad ottemperare gli obiettivi prefissati.
La felice combinazione di professionalità, emozionalità e voglia di cambiamento ha fatto si che il CSV Napoli potesse vantare, attraverso i Bandi di Idee, la realizzazione di attività destinate a creare spunti di tranquillità per i nostri piccoli cittadini e le loro famiglie.
I nostri impegni sono premiati anche dalla consapevolezza che il volontariato campano trova nuovi spazi di espressione in rete tanto da poter affermare che il partenariato composto dalle associazioni “La grotta di Guizzo Azzurro” e la Misericordia di Poggiomarino con Federcasalinghe Terzigno, i Servizi Sociali e la Scuola Media “Giusti” di Terzigno rappresentano un punto di forza per l’intero comprensorio.
L’impegno profuso dalla Professoressa Giuseppa Paolina Casillo in trentasei anni di vita professionale, pregna di significati emotivi, ha trovato l’ennesima soddisfazione nella creazione dello sportello permanente di counseling come primo step di un percorso che si prefigura lungo e significativo soprattutto per la crescita sana dei nostri bambini.

Il Preside della Scuola Media Giusti

L'attuale complessità sociale, la dissoluzione della famiglia tradizionale e l'affermazione di nuovi modelli socio-economici e culturali fondati sull’individualismo e sull’edonismo (Società del consumo), hanno portato dei notevoli cambiamenti anche nella scuola, che si sta sempre più trasformando da pura agenzia informativa e socializzante ad agenzia formativa che si occupa della crescita globale della personalità degli allievi.
Per fare questo la scuola deve fare propri concetti e metodi derivanti non solo dalla pedagogia tradizionale, ma anche dalla psicologia. Nell’età adolescenziale gli alunni iniziano una metamorfosi che lascia tutti impreparati e confusi. Genitori e docenti non sanno a chi rivolgersi e che atteggiamento adottare per paura di sbagliare.
È in questa nuova accezione di scuola, che deve fare proprie le attività di prevenzione del disagio e di promozione del benessere, che si colloca la pratica del "counseling scolastico", il cui fine è quello di sviluppare un'adeguata capacità comunicativa e di favorire relazioni positive ed efficaci tra studenti, insegnanti, genitori ed altre figure educative o professionali.
In tale ottica, ed a titolo sperimentale, la Scuola Media “G. Giusti” di Terzigno ha accolto il progetto “Sportello Permanente di Counseling per prevenzione del disagio nelle scuole” proposto da “La Grotta di Guizzo Azzurro”, patrocinato dal CSV (Centro di servizio per il volontariato di Napoli e Provincia) e portato a termine dalla dott.ssa Valeria Cioffi.
In sede collegiale i docenti rifletteranno su questa nuova esperienza, valutandone i punti di forza ed i punti di debolezza, al fine di operare in futuro con le modalità più opportune.

Terzigno, 13/04/2011
Il Dirigente Scolastico
Prof. Ferdinando CARILLO

Presentazione

Il progetto rappresenta la realizzazione di un sogno lungo trentacinque anni. E’ dall’ inizio della mia carriera scolastica, infatti, che cerco di realizzare nella scuola quanto auspicato dai maggiori specialisti nel campo dell’ educazione: creare una rete tra scuola, famiglia e istituzioni locali, avvalendosi dell’ aiuto specialistico di un’ equipe psico-pedagogica al fine di prevenire disagi futuri e di complessa risoluzione .
Più volte, nel corso degli anni, il Ministero della Pubblica Istruzione ha rilevato tale necessità e più volte è sembrato imminente il suo avvio proprio nelle prime istituzioni scolastiche: la scuola dell’ infanzia e la scuola primaria,ma alla fine tutto rimaneva uguale, mentre aumentava la sofferenza degli addetti ai lavori che mai venivano messi nelle condizioni di rispondere adeguatamente alle richieste d’ aiuto dei propri piccoli alunni.
La realtà psicologica umana è delicata e complessa: bastano piccole incomprensioni e risposte inadeguate ad avviare meccanismi reattivi scatenanti futuri disagi.
Ancora più complessa è la nostra realtà socio-culturale, dove si intrecciano e si avvinghiano tra loro una serie di enormi problematiche di vita quotidiana, in certi casi di vera sopravvivenza,tali da rendere secondarie anche le vere necessità.
Lavorando prima come docente di scuola dell’ infanzia e, successivamente, come docente di scuola primaria ho raccolto con grande dolore i messaggi dei bambini ai quali difficilmente si potevano dare risposte adeguate. Nel quinquennio 2001/2006 quasi un miracolo: riesco ad attivare un laboratorio per genitori denominato “ Ascolto”, con la presenza di una counselor, grazie alla sensibilità di un Dirigente, in seguito alla concentrazione di problematiche rilevate in una classe composta di 20 alunni, 15 maschi e 5 femmine, di cui ero maestra prevalente in applicazione della legge Moratti. Nel suo ambito erano presenti due casi di bullismo, quattro alunni disabili, di cui due gravi.
Il dato di maggior rilievo era quello legato alla fatica, di quasi tutti gli alunni, ad interiorizzare le regole, caratteristica spiccata delle nostre zone, che si manifesta sempre con maggiore intensità in molti alunni delle varie scolaresche , ma anche l’ iperattività eccessiva, la difficoltà di attenzione e concentrazione, l' aggressività, l’ incapacità di stabilire rapporti di collaborazione con i compagni.
Sicuramente erano tutti segnali che i bambini ci mandavano e che era doveroso cogliere.
Giovanni Bollea afferma nel libro successivamente citato: " L' aggressività si acquisisce quasi sempre in famiglia o nell' ambiente di vita, oppure può essere la reazione ad una frustrazione grave o ritenuta ingiusta. La violenza genera violenza, i maltrattamenti producono malvagità. E' facilmente accertabile come certe modalità di punizione corporale creino popolazioni sadiche".
L' autore illustra, poi, le colpe dei mass media che" influiscono in modo determinante sulla violenza e sull' aggressività e ritiene come maggiore colpevole la TV che banalizzando la violenza la rende accettabile ai bambini e agli adolescenti, che in assenza di altri punti di riferimento culturali, arrivano a considerare la violenza stessa come mezzo di espressione vitale". La scolaresca faceva registrare, inoltre, negative dinamiche di gruppo, estremamente pericolose, che scatenavano continui litigi tra gli alunni (ogni dieci minuti scoppiava una rissa)e che richiedevano necessariamente di attivare particolari strategie e interventi educativi rivolti alla scolaresca e alle famiglie, che con grande senso di responsabilità attivai: due laboratori un po’ particolari: “ Fantasia Guidata” per i bambini e “ Ascolto” rivolto ai genitori. Quest’ ultimo intervento si rivelò di grande efficacia in quanto fece rilevare subito positive ricadute sulla scolaresca.
IL laboratorio “ Fantasia Guidata” ,vedere i testi " Apprendere la fantasia" - Eric Hall - Erikson- e " Metafore terapeutiche per bambini - Joyce C. Mills - Richard J. Crowley - Astrolabio, ha una serie di validissimi obiettivi che si raggiungono prestissimo in quanto le attività proposte sono molto gradite ai bambini e vengono richieste spesso, specialmente dagli alunni diversamente abili. Favorisce il dialogo , la capacità di ascolto, il rispetto delle regole. Con metafore appositamente costruite e con immaginazioni guidate contribuisce ad allentare tensioni, favorisce la risoluzione di conflitti interiori e paure e aiuta gli alunni a tirar fuori le energie necessarie per affrontare meglio gli ostacoli e per valutare e servirsi positivamente delle proprie energie. Contribuisce a migliorare l' attività rappresentativa e la capacità di astrazione, è un valido strumento diagnostico, di sviluppo e miglioramento delle varie capacità, ma anche un valido strumento di apprendimento di conoscenze non facilmente accessibili a tutti gli alunni. E', perciò, validissimo anche per gli alunni diversamente abili.
Da una parte lavoravo con i bambini, dall' altra con i loro genitori, o meglio con le loro mamme,in quanto i papà non si presentarono mai.
Tra le problematiche rilevate emerse dalle attività del laboratorio "Ascolto" la maggiore era costituita dall' assenza del padre nell' educazione dei figli. Quasi tutte le madri coinvolte erano convinte di non essere delle buone madri e tutte sentivano in esclusiva il carico dell’ educazione dei figli, in quanto i mariti, fuori quasi tutto il giorno, eludevano tale responsabilità e accusavano le mogli di non essere in grado di gestire correttamente il rapporto educativo con i figli. Qualche papà, fuori per giorni per motivi di lavoro, ma anche chi rientrava a casa la sera, preferiva accontentare i figli in tutto anziché rimproverarli, per non guastare il tempo da trascorrere insieme, incurante delle negative conseguenze educative che potevano derivare da tale comportamento.
"L' assenza del padre , anche se determinata da morte, prigionia,divorzio,ecc…, può da un lato interrompere quel processo di identificazione che, come abbiamo detto si rivela fondamentale per la formazione del codice morale ……. non è pericolosa soltanto l' assenza reale del padre , ma anche quella spirituale- psicologica".
" Uguale danno, se non più pericoloso,compie il padre debole , carente, che lascia fare, che delega tutto alla moglie" " In particolare il padre, dunque,dovrà riprendere in mano le redini educative, conscio della propria importanza e responsabilità" "La mamma è il ministro degli interni: gli affetti, la socialità. Il papà è il ministro degli esteri: l’autorevolezza, la sicurezza. Il tempo che manca è una scusa: i padri che lavorano possono ricavare il massimo da un quarto d’ora al giorno coi loro figli” . (Giovanni Bollea - Le madri non sbagliano mai - Ed. Feltrinelli ).
Qualche mamma appariva esasperata e minacciava marito e figli di abbandonarli.
Tutte le mamme hanno riconosciuto la validità di questa esperienza che ha permesso a tutte di prendere coscienza di tante cose importanti che mai sarebbero riuscite ad esaminare da sole. E’ stato anche apprezzato l’ aspetto comunicativo : aver acquisito la capacità di aprirsi e parlare davanti a tante persone ed essere ascoltate; ascoltare le ansie, le preoccupazioni e le paure degli altri, senza il timore di essere criticate, è stato motivo di arricchimento reciproco, di comprensione e affiatamento, che ha fatto nascere sentimenti di rispetto e solidarietà e volontà di continuare su questa strada. Si è formato un gruppo affiatato e pronto ad aiutarsi scambievolmente. Alcune mamme hanno detto di non aver apprezzato inizialmente le pressioni della maestra, ma a lavoro ultimato la ringraziano per aver dato loro questa opportunità che ha cambiato totalmente il loro atteggiamento nei confronti della scuola .
Questa esperienza mette in evidenza l’ importanza di una preparazione specifica da parte dell’ educatore, la padronanza di tecniche comunicative psicologiche, in associazione a sensibilità e doti umane, condizioni irrinunciabili in mancanza delle quali non si troverà la giusta motivazione e la giusta strada per avviare questo tipo di discorso.
Il lavoro, purtroppo, non fu completato. Il Dirigente si trasferì ad altra sede, chi rimase non approvò. Tuttavia i risultati positivi rimasero e uno dei disabili gravi lasciò la scuola senza aver più bisogno del sostegno.


La nascita di “ Guizzo Azzurro”

L’impossibilità a portare a termine un lavoro così importante e l’ impossibilità di continuare negli anni successivi sulla strada tracciata e che aveva dato notevoli risultati positivi mi indusse a fondare nel 2005 l’ Associazione “ Guizzo Azzurro” nata prima come Circolo ACLI e trasformatasi in seguito in Associazione di Volontariato “ La Grotta di Guizzo Azzurro”: cercavo nuove strade per portare avanti un lavoro validissimo e necessario.

Guizzo Azzurro era un pesciolino iperattivo che non riusciva a cogliere le bellezze del mare a causa della sua iperattività. Un giorno si trovò a pensare a quella volta in cui la corrente dell’ acqua era lenta e tranquilla e alla conseguente sensazione di rilassamento che aveva provato. Mentre ricordava notò che la sua pinna caudale rallentava il movimento e così facendo rallentò definitivamente la sua continua corsa e cominciò a scoprire le meraviglie del mare”.
(Metafore terapeutiche per bambini –ASTROLABIO)

Questa metafora tanto amata da tutti i bambini che l’ hanno ascoltata ha dato il nome all’ Associazione. La collaborazione di psicologi specializzati in problematiche di prevenzione del disagio ha fatto il resto ed oggi possiamo finalmente dar vita ad un percorso altamente qualificato che mi auguro apra la strada all’ alfabetizzazione psicologica, indispensabile condizione di aiuto per l’ individuo in genere e per le figure direttamente coinvolte nel campo dell’ educazione.
Ringrazio vivamente il CSV di Napoli nelle persone del Presidente Dott. Giuseppe De Stefano e di tutti i componenti di questo validissimo Centro, vero , utilissimo ed indispensabile sostegno per tutte le Organizzazioni di Volontariato, che hanno reso possibile la realizzazione di questo sogno.
Ringrazio il Preside e i Docenti della Scuola Media “ Giusti” di Terzigno per la sensibilità, la competenza e la disponibilità dimostrata nell’ accogliere il presente progetto.
Ringrazio le Associazioni partner: “ La Misericordia” di Poggiomarino – La Federcasalinghe Terzigno - e la Dirigente dei Servizi Sociali del Comune di Terzigno Dott.ssa Luisa Parisi
Ringrazio la Dott.ssa Valeria Cioffi, parte attiva nell’ elaborazione del progetto, e la Dott.ssa Valeria De Santis che con serietà professionale e massima competenza si occuperanno della realizzazione del lavoro nella parte specialistica .
Giuseppa Paolina Casill

Attività svolte dall’ Associazione

La Grotta di Guizzo Azzurro Onlus è un’associazione senza scopo di lucro i cui obiettivi principali mirano alla promozione di iniziative di solidarietà sociale e di sostegno ai bambini, agli adolescenti e alle loro famiglie, attuando interventi specialistici e qualificati (sotto il profilo educativo, sociale, culturale, etico, fisico e psicologico), a favore di genitori, insegnanti e operatori sociali e per la diffusione di una cultura della legalità e del rispetto dell’ ambiente. E’ iscritta all’ Albo Regionale dal 24/11/2009 – Decreto n. 916 – posto 1341
Iscritta all’ Albo Regionale dei soggetti abilitati, autorizzati e/o accreditati a partecipare al sistema integrato di interventi e servizi sociale n. PG/2011/31278 del 17/01/2011 – sezione A n. cod. NAA0120.
Nel rispetto di tali obiettivi ha inoltrato molti progetti di prevenzione del disagio a varie istituzioni e ha organizzato in sede il Workshop esperienziale “ Genitori consapevoli”, svolto da maggio a luglio 2009. La Dott.ssa Valeria Cioffi, Dottore di Ricerca, ideatrice e coordinatrice di vari progetti di prevenzione del disagio, collabora costantemente con l’ Associazione, ha lavorato in molte scuole per i PON , tenendo corsi per genitori, alunni e docenti. Ha condotto una ricerca al carcere minorile di Airola sulle devianze minorili.
L’ Associazione ha partecipato ad Exposcuola con il progetto “W o abbasso le regole”, ottenendo il riconoscimento di “ Avamposto della legalità”.
Ha organizzato il progetto Concerto “ Natale di Pace” , cofinanziato dalla Provincia di Napoli , progetto rivolto ai giovani di Terzigno, nell’ intento di affrontare la tematica della “Pace” in modo rilassante e coinvolgente e di offrire alternative aggreganti , rispondenti ai bisogni dell’ età giovanile.
Ha svolto in collaborazione con la Commissione Pari Opportunità Regionale in Terzigno il Corso di Formazione Politica seguito da molti giovani. Ha organizzato un Corso di arte presepiale per i ragazzi seguiti dal Piano di zona, con il patrocinio del Comune di Terzigno, e il convegno “ Non spegnere la luce” per informare sulla possibilità di affidare i neonati in ospedali napoletani in anonimato invece di abbandonarli.
Ha organizzato escursioni al Parco Del Vesuvio offrendo alle scuole di Terzigno e ai cittadini guide specializzate.
Ha organizzato a maggio 2009 - 2010 – 2011 con Obiettivo Famiglia - Federcasalinghe il “ Mamma Day” in collaborazione con l’ ASL – ISPESL e INAILper la prevenzione degli infortuni domestici e sul lavoro. Durante la manifestazione si sono esibiti in scenette e balli i ragazzi del Liceo, delle Scuole Media e Primaria di Terzigno.
Molte altre iniziative sono state svolte a favore del rispetto dell’ ambiente e della legalità, sempre cercando di coinvolgere i giovani, come il Raduno 350 – contro l’ emissione di CO2 nell’ aria- Terzigno (NA) 24/10/2010, manifestazione mondiale ( oltre 6000 eventi)per spronare gli Stati a raggiungere accordi mondiali, a Copenaghen e in Messico, per la salvaguardia della natura . Si è ripetuto il 10/10/2010 in piazza Caracciolo del sole a Terzigno, dove sono state distribuite maglietta e informative su 350 .
Il Progetto“Sportello permanente di counseling per la prevenzione del disagio nelle scuole” attualmente in realizzazione con la scuola media Giusti di Terzigno.
Il convegno “ Mobbing, bullismo e stalking, i nuovi mali?”, del 24 febbraio 2010, è stato trasmesso da Canale 9.






Il Progetto

“Sportello Permanente di Counseling per prevenzione del disagio nelle scuole”

Contesto territoriale di riferimento e analisi dei bisogni

L’Ambito Territoriale n. 6 - vesuviano interno – ricopre un vasto e complesso territorio, le cui peculiarità socioculturali evidenziano un marcato bisogno di una rete d’interventi che possano prevenire adeguatamente le conseguenze derivate dalla particolare realtà qual è il disagio giovanile in ambito scolastico. L’assenza di un piano sociale zonale attivo in questo ambito territoriale riferisce la totale mancanza di risposte alle specifiche realtà, individuali e di gruppo. L’influenza mediatica ci rimanda una società giovanile bisognosa di contenimento al fine di indirizzare e guidare adeguatamente le spinte pulsionali tipiche di una delicata fase evolutiva qual è l’adolescenza. Non vi può essere intervento migliore di quello che vede il coinvolgimento delle prime Agenzie educative Socializzanti - scuola e famiglia - in stretta collaborazione integrata dall’ intervento dei Servizi Sociali e di Associazioni alle quali sta a cuore lo sviluppo e la costruzione di società sane. Mai come in questo periodo storico se ne avverte la necessità.

Bisogno rilevato su cui si intende intervenire

Numerose indagini sociologiche hanno dimostrato un cambiamento della domanda e delle aspettative degli alunni e delle loro famiglie rispetto all’istituzione scolastica. Quest’ultima, sempre più frequentemente, viene chiamata ad intervenire non solo sugli aspetti prettamente didattici, ma anche psicologici, ritrovandosi ad affrontare nuove aree problematiche che necessitano della collaborazione di esperti del settore. Ciò è evidente sin dalla prima indagine sociologica sul campo effettuata in Italia sulla ricognizione delle esperienze di partenariato in atto nelle scuole con i genitori, effettuata nel periodo aprile-giugno 2003, promossa dal MIUR e coordinata dall’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna e condotta dall’Istituto di Sociologia dell’Università Salesiana di Roma, che ne ha curato la codifica, la lettura dei dati e la stesura del Rapporto finale. Questa ricerca ha avuto come oggetto di studio circa 350 progetti di partenariato tra “scuola e genitori”. L’analisi di questo settore ha evidenziato un aumento del 44.3% del volume di iniziative di partenariato. Si assiste ad un indice di continuità e di sviluppo molto pronunciato, oltre che ad una probabile diffusione dello stimolo ad altri istituti che nel passato non erano stati sensibili a questo progetto. I risultati di questo studio, rispetto ai genitori e alla scuola, evidenziano: un miglioramento delle relazioni tra scuola e genitori (44.0%); lo sviluppo dei legami col territorio (41.9%); un miglioramento delle competenze educative dei genitori (27.3%). Mentre rispetto agli alunni è stato evidenziato: un rinnovato interesse e coinvolgimento nelle attività della scuola (24.6%); un miglioramento dell’autostima degli alunni (15.2%); una maggior partecipazione dei genitori nelle attività dei figli (14.1%).

Finalità

Finalità del progetto è quella di promuovere nei ragazzi, nei genitori e negli insegnanti la consapevolezza delle problematiche connesse al disagio scolastico e al bullismo, favorendo lo sviluppo di comportamenti prosociali e modalità relazionali basate su collaborazione ed empatia, intervenendo sulle condizioni di disagio a scuola con interventi individualizzati e sistematicamente monitorati nel territorio descritto.


Obiettivi per:
Lo sportello di counseling per gli allievi
1. Chiarificazione della natura del disagio
2. ricerca dialettica comune per una consapevolizzazione
del disagio e del tipo di emozioni ad esso collegato.
Obiettivi della prima fase del progetto (vedere voce successiva) si intende consentire ai ragazzi di:
· iniziare a guardarsi dentro, ad osservare i propri sentimenti e quelli degli altri, a riflettere sulle relazioni in famiglia e con i coetanei;
· conoscere meglio se stessi, i propri comportamenti e quelli degli altri;
· osservare come gli altri li percepiscono e l’immagine che hanno di loro;
· acquisire maggiore consapevolezza di sé;
· migliorare le relazioni con i docenti e con i coetanei;
· venire a conoscenza della possibilità di essere accompagnati a risolvere disagi psicologici più profondi in modo idoneo tramite lo sportello di counseling.

Le consultazioni psicologiche individuali per i genitori
1. Reciproca conoscenza
2. Ricostruzione dell’anamnesi personale e familiare dalla gravidanza in poi, ripercorrendo tutti i momenti importanti della crescita cognitiva, emotiva, relazionale e sociale.
3. Approfondire la natura del disagio e condividere con la famiglia l' eventuale piano di recupero, con le relative indicazioni.

Lo sportello di counseling psicologico per gli insegnanti
1. Offrire un supporto, un sostegno e il confronto per esigenze di ordine professionale e personale.
2. Realizzare strategie d’intervento per la gestione di allievi particolarmente difficili e per predisporre idonei piani educativi mirati alle esigenze del singolo allievo.
3. Capire perché un ragazzo non apprende; che tipo di difficoltà sta incontrando; se queste sono di natura psicologica, organica, cognitiva o altro.
4. Predisporre una serie di azioni destinate a lui, alla scuola e alla famiglia , finalizzate all’eliminazione del disagio.
5. Aumentare i servizi che aiutano lo studente ad adattarsi nel miglior modo possibile alla propria situazione unica di individuo


I FASE
Attivazione di gruppi esperenziali con gli alunni
Partecipanti:
Coinvolge gli alunni delle ultime classi dell’istituto.
Strumenti:
Gruppi d’incontro di 2 ore ognuno per classe durante i quali si svolgeranno:
laboratori di empatia, laboratori di congruenza, laboratori di comunicazione non verbale, laboratori di espressione corporea, workshops teorico-esperienziali sui temi della dipendenza.
Contenuti:
Il bambino - l’adolescente nel gruppo-classe
sentire nella fanciullezza - nell’adolescenza
il rapporto fanciullo - adolescente-genitori
la dipendenza affettiva dai genitori
prevenire le mille facce della dipendenza
il corpo nel fanciullo - nell’adolescente
la fragilità adolescenziale e il disagio nell’affermazione di sé
l’amore nell’adolescenza
Inoltre durante questa fase del progetto verranno realizzati :
- un incontro con i docenti delle classi terze per informarli, ed eventualmente coinvolgerli, di quanto si andrà sviluppando nel corso del Progetto.
- un incontro con i genitori dei ragazzi per informarli, ed eventualmente coinvolgerli, di quanto si andrà sviluppando nel corso del Progetto.
Per quelle situazioni palesemente a rischio o già evidenziate come psicopatologiche, si richiede un servizio di Counseling psicologico-evolutivo, all’interno della scuola, finalizzato a tutti gli allievi. Tale servizio è aperto una mattina alla settimana.
II FASE
Attivazione di un“Centro Permanente di Counseling per genitori, insegnanti ed allievi”.
L’istituzione di uno sportello di counseling non ha come fine quello di dare consigli. Il consiglio è sempre superficiale, è l’indicazione di una direzione impartita dall’alto, di un rapporto a senso unico. La nostra esperienza focalizza elemento centrale l’individuo, non il problema.
Nell’ambito di questo servizio saranno dunque realizzabili consultazioni individuali per qualsiasi problematica o disturbo psicologico emergente nella popolazione scolastica.
Contenuti
Offrire un servizio polivalente e multidirezionale diretto a :
· Sportello di counseling psicologico per gli allievi
· Consultazioni individuali aperte ai genitori
· Sportello di counseling psicologico per gli insegnanti che vivono disagi nella
relazione con i propri allievi
· Contribuire, collaborando con il gruppo docente, all’integrazione psicopedagogica di soggetti difficili.
Tempi
Lo sportello di counseling funzionerà, nel corso dell’anno scolastico, per gli allievi con cadenza settimanale, per i genitori e gli insegnanti con cadenza quindicinale.
Un successivo accordo con l’équipe dell ‘ Associazione “ La Grotta di Guizzo Azzurro” stabilirà i termini dettagliati dell’intervento multidisciplinare e il numero dei partecipanti.
Destinatari
Alunni delle classi III della Scuola Media “ Giusti”di Terzigno – ( Minimo 20 massimo 40) docenti e genitori dei ragazzi coinvolti




Breve descrizione delle azioni progettuali integrative e degli obiettivi che si intende raggiungere
Azione integrativa I

Il progetto mira a coinvolgere nel tempo tutte le necessarie parti sociali, famiglia, scuola , enti locali, per dare adeguate risposte alle delicate e molteplici esigenze legate allo sviluppo della personalità di ogni singolo individuo. Con i positivi risultati di prevenzione del disagio, che non si faranno attendere, si mira a raccogliere consensi dalle varie parti sociali per spronare e coinvolgere nella necessaria e competente azione educativa chi di dovere, anche a livello economico, per costruire nel tempo un valido e qualificato sistema educativo, indispensabile in ambienti come i nostri, fortemente a rischio, ma efficace di norma in tutte le situazioni di sviluppo della personalità. Si spera, dunque, di attirare l' attenzione di tutti, affinché non si concluda l' esperienza, ma diventi l' avvio di un discorso costruttivo e duraturo nel tempo, capace di conquistare la partecipazione di tutte le scuole del territorio locale e italiano, l' avvio dell’alfabetizzazione emotiva.


Azione integrativa II

Ci aspettiamo un positivo coinvolgimento delle varie componenti per aprire la strada ad idonee linee educative proiettate al rinnovamento del tessuto sociale. Il coinvolgimento della famiglia, della scuola e dei servizi sociali mira alla promozione di nuove strategie educative da consolidare nel tempo al fine di creare un sistema duraturo , che non si estingua con il presente intervento, ma sproni tutte le componenti coinvolte a perfezionare progressivamente gli interventi e a trovare i finanziamenti per attuarli senza difficoltà nelle scuole di ogni ordine e grado .



IL Comune di Terzigno


Via S. Antonio, 85 - TEL: 081/827 23 33
Distretto n°032 – Codice Meccanografico: namm502002.
CODICE FISCALE : 84005770635









MONITORAGGIO

SPORTELLO PERMANENTE DI COUNSELING PER LA PREVENZIONE DEL DISAGIO NELLA SCUOLA
DIFFICOLTA’ INIZIALI E SUCCESSIVI SVILUPPI

Entrare in contatto con degli psicologi ha fatto subito emergere i preconcetti esistenti sul nostro territorio intorno a questa figura. Di fatto in diverse discussioni animate salta fuori il classico “ forse è meglio che ti faccia vedere da uno psicologo” che esprime chiaramente l’ erronea concezione del ruolo di questo specialista. Figura attualmente emergente, da sempre ritenuta indispensabile nelle scuole dove non è mai stata inserita per un fatto puramente economico.
Sta di fatto che oggi se ne avverte maggiormente il bisogno per una serie di motivi legati alla trasformazione sociale: il passaggio dalla famiglia patriarcale a quella nucleare; l’ emancipazione e il lavoro femminile che tengono la madre per molte ore lontano da casa; la crisi della famiglia con frequenti separazioni; l’ influenza non sempre positiva dei mass-media. Le conseguenze negative non si sono fatte attendere e oggi ci troviamo immersi in un degrado morale, affettivo e comunicativo preoccupante e che ci spinge a trovare delle strategie risolutive. Violenza, bullismo, scarsa collaborazione e scarso rendimento scolastico sono ormai di casa ovunque e sono il frutto di un disagio emerso dallo stile di vita nuovo che ha ridotto i rapporti interpersonali e che offre insegnamenti comunicativi inadeguati.
Docenti, alunni e genitori si sono subito dimostrati un po’ risentiti:
“perché aderire al progetto, ho forse problemi?”
Il progetto è stato creato e realizzato per prevenirli: far entrare gli psicologi in una scuola vuole significare sostenerne tutte le componenti, alunni, genitori, docenti, affinchè, attraverso ottimali tecniche comunicative, si possa raggiungere una migliore interazione, un’ apertura alla comprensione delle tensioni che accompagnano le fasi evolutive dell’ individuo per migliorare i rapporti orizzontali e verticali, per proiettarsi verso una proficua collaborazione improntata al rispetto reciproco.
Avevamo predisposto la distribuzione dei nostri libretti informativi sul progetto a settembre, ma la scuola ha voluto comunicare con modalità proprie, la decisione non ha favorito la giusta percezione del lavoro ( Questo dimostra che i progetti vanno realizzati da chi li crea per ottenere il massimo dei risultati).
Dopo quattro incontri di lavoro di gruppo gli alunni hanno riconosciuto la validità dell’ intervento e si sono sentiti aiutati nel loro cammino di formazione ( vedere la relazione allegata della Dott.ssa De Santis sul lavoro svolto per la prima fase del progetto).
Per avvicinare i genitori abbiamo organizzato un incontro pomeridiano in associazione, grazie alla disponibilità della psicologa che in questo caso ha lavorato senza compenso.
Le persone presenti a questo incontro dicono di non aver capito inizialmente quello che offriva loro il progetto, ma, recepitane l’ importanza, intendono farsi portavoce e informare gli altri genitori, inoltre, saranno liete di collaborare.
Si sono rilevate altre problematiche di ordine organizzativo: non avendo aderito al progetto intere scolaresche il lavoro si è dovuto svolgere in contemporanea con l’ ordinario lavoro curricolare e ha determinato una revisione del lavoro di classe per permettere a tutti lo svolgimento delle normali attività, compresi i compiti in classe.
Nonostante le criticità rilevate possiamo affermare che il lavoro ha dato i risultati previsti. La seconda fase del progetto, che ha visto l’ apertura settimanale dello sportello di counseling, si è rivelata un valido strumento di prevenzione del disagio e i ragazzi vi hanno fatto ricorso di buon grado e senza remore. Anche i genitori si sono avvicinati.
Giuseppa Paolina Casillo


Relazione finale relativa alla prima fase del progetto
“Sportello permanente di Counseling per la prevenzione del disagio nelle scuole”

Relativamente al mio intervento nel progetto per il disagio degli alunni nella scuola, ritengo che gli obiettivi concordati e prescelti siano stati raggiunti nell’arco di tempo a disposizione.
Il lavoro con i gruppi di alunni aveva come finalità (I Fase) la condivisione di esperienze riguardanti temi quali empatia, congruenza, comunicazione non verbale, espressione corporea.
La collaborazione dei ragazzi è stata necessaria per rendere possibili tali attività esperienziali in un clima relazionale di rispetto, familiarità e fiducia. È stato necessario che ognuno potesse osservare e verificare da parte mia un atteggiamento non giudicante, piuttosto una disponibilità a costruire la relazione senza imporla. È stato necessario porre, nei primi incontri, le basi per far sì che i ragazzi comprendessero il significato e l’importanza degli incontri, la mia sincera disponibilità ad accogliere le loro problematiche e l’intenzione di creare un’ atmosfera di responsabilità e di fiducia tra i vari componenti del gruppo.
Dopo aver fatto ciò sono stati effettuati, nel corso dei vari incontri, diversi “Giochi di Gruppo” che hanno avuto come obiettivo quello di trattare alcune problematiche tipicamente pre- adolescenziali ed adolescenziali: l’amicizia, le emozioni, i conflitti interiori, la fiducia, l’identificazione con l’altro, volti a rafforzare ed a guardare in modo autentico le relazioni con gli adulti e tra coetanei. Inoltre, il gruppo, in seguito agli stimoli proposti, ha permesso di far emergere tematiche personali cui il gruppo stesso ha contribuito ad accogliere ed a contenere.
I ragazzi sono stati stimolati a far esperienza delle proprie paure, dei propri dubbi rispetto al futuro ed alla possibilità che il mondo interiore, spesso causa di conflitti e sofferenza non espressa, possa essere accolto e condiviso con l’altro.
Il tempo a disposizione (2 ore per ogni gruppo) è stato strutturato in questo modo: una prima parte del tempo è stata utilizzata per discutere insieme sul tema del giorno, a partire da stimoli da me forniti; in un secondo momento è stato chiesto ai ragazzi di tenere presente un tempo a disposizione per realizzare, a seconda del gioco proposto, un lavoro personale (storie, fantasie, commenti, disegni, rappresentazioni); in una fase successiva i ragazzi hanno imparato ad utilizzare il gruppo, in posizione circolare, per riflettere e confrontarsi sui lavori svolti.
Il mio compito è stato quello di condurre il gruppo, osservare le dinamiche relazionali e utilizzarle come oggetto di discussione, attraverso giochi di ruolo tra i vari componenti e stimolo di riflessione. I gruppi hanno mostrato ottime capacità di comprensione emotiva, hanno reagito in modo creativo agli stimoli da me proposti e a quelli nati spontaneamente all’interno del gruppo stesso. I ragazzi hanno mostrato buone capacità empatiche verso i coetanei ed una forte motivazione ad esprimere le proprie emozioni e le proprie problematiche. Hanno ricevuto, di volta in volta, numerose rassicurazioni rispetto alla riservatezza come regola del gruppo e ciò è servito per lasciar esprimere in modo spontaneo i loro disagi ma anche le loro risorse.
I contenuti degli incontri hanno riguardato anche il rapporto con le figure genitoriali, i vantaggi dell’infanzia e le aspettative rispetto all’autonomia ed all’età adulta. Molti dei componenti del gruppo hanno dimostrato di avere un pensiero critico e creativo rispetto agli argomenti trattati ed una curiosità verso il pensiero altrui ed il confronto. Spesso le dinamiche del gruppo sono state osservate, sottoposte all’attenzione del gruppo e orientate e riformulate in senso positivo e costruttivo per il gruppo. È stato possibile riflettere insieme sull’importanza della comunicazione verbale e non verbale, dell’ascolto e dei pregiudizi all’interno delle relazione. I temi ricorrenti hanno riguardato la famiglia, l’amicizia, la fiducia, i tradimenti, le relazioni intime ed amorose. È stato vantaggioso utilizzare la fantasia e l’immaginazione per stimolare il pensiero critico e rafforzare o modificare idee preesistenti.
È stato possibile, inoltre, stimolare i ragazzi a potenziare la propria consapevolezza riguardo la natura del disagio e la capacità di entrare in contatto con le proprie emozioni, nominarle, condividerle, significarle. Il gruppo ha potuto sperimentare una conoscenza maggiore di sé, l’importanza di osservare i propri ed altrui comportamenti, osservare come gli altri li percepiscono e l’immagine che hanno di loro, migliorare le relazioni con i docenti e con i coetanei, motivarli a risolvere eventuali disagi potendo contare sullo sportello di counseling.
Terzigno 14/12/2010
La psicologa

Dott.ssa Valeria De Santis

Sportello permanente di counseling per la prevenzione del disagio nelle scuole
RELAZIONE DI MONITORAGGIO
(a cura di Dr.ssa Valeria Cioffi)


MONITORAGGIO EX-ANTE
1.a. ALUNNI
Al progetto hanno aderito oltre 30 alunni, con un età media pari a 13,6 anni; il 60% sono femmine.
Dall’analisi del questionario anonimo prepotenze si evidenzia che il 55% degli alunni che hanno aderito al progetto riferisce di avere un buon rapporto con i compagni di classe; il 48% si dice abbastanza soddisfatto del rapporto con i docenti; mentre il 61% ritiene molto soddisfacente il rapporto con i genitori. Secondo il 93% dei ragazzi esistono degli episodi di bullismo a scuola. Per il 68% si tratterebbe di prese in giro; per 30% di scherzi pesanti; nel 53% dei casi sarebbero esclusioni dal gruppo; per il 33% di minacce; per 13% di piccoli furti; per il 38% di aggressioni fisiche. Secondo il 70% degli alunni tali episodi di prepotenze avverrebbero per lo più fuori la scuola. L’83% afferma che i bulli stiano in gruppo e per il 66% dei ragazzi si tratterebbe prevalentemente di maschi. Secondo il 69% dei ragazzi i compagni che assistono alle prepotenze si divertono a fare il tifo, per 31% farebbero gli indifferenti, mentre per 24% aiuterebbero il più debole. Durante questi episodi, secondo i ragazzi, gli adulti o sono assenti (35%), o non si accorgono di quello che succede (10%), o difendono il più debole (59%). Il 21% degli alunni afferma di essere stato vittima di prepotenze; l’83% dichiara di aver assistito; il 28% di aver fatto il bullo. L’atteggiamento dei ragazzi assunto verso il bullo da un lato è di indifferenza (36%), dall’altro sono contenti quando si trova in difficoltà (40%). L’atteggiamento dei ragazzi assunto verso la vittima invece è prevalentemente di solidarietà (57%), meno diffusa è la totale indifferenza (26%). Il 54% degli alunni afferma di non sentirsi compreso dai suoi genitori. L’80% parla di ciò che succede a scuola, ma solo con i coetanei.
Dall’analisi del “questionario di clima”, somministrato agli alunni prima dello svolgimento delle attività dello sportello di counseling, si evidenzia che nel 60% dei casi vi è un clima di classe percepito come abbastanza positivo e produttivo, mentre nel 40% dei soggetti sono state riscontrate problematiche relazionali con il gruppo classe, come dettagliatamente illustrato nel grafico n. 1.
Per quanto riguarda le aspettative degli alunni rispetto al progetto, i questionari hanno evidenziato i seguenti risultati:
il 60% dei soggetti aveva aspettative nell’ambito della crescita interiore; il 25% in ambito relazionale; e solo il 15% in ambito scolastico.
Il 52% dei soggetti ha individuato questa esperienza progettuale come un’occasione per rimuovere degli ostacoli; mentre il 48% come un’occasione per fare una nuova esperienza.
Solo il 24% dei soggetti ha temuto di incontrare difficoltà di inserimento nel gruppo; mentre il 48% ha temuto di non essere in grado di far scoprire le proprie potenzialità.
Il 40% dei soggetti aveva aspettative di miglioramento delle proprie strategie di coping; mentre il 35% sperava di migliorare la relazione con compagni e docenti.
1.b. DOCENTI
Alla presentazione iniziale hanno partecipato 14 docenti delle classi interessate, di cui solo 2 maschi, appartenenti per lo più all’insegnamento di materie letterarie e quindi con una presenza prevalente per numero di ore presso la classe.
Dall’analisi del “questionario di clima”, somministrato ai docenti prima dello svolgimento delle attività dello sportello di counseling, si evidenzia che nel 67% dei casi vi è un clima di relazione tra colleghi abbastanza positivo e produttivo, mentre il 33% dei soggetti riferisce problematiche relazionali, come dettagliatamente illustrato nel grafico n. 2.


Per quanto riguarda le aspettative sono stati evidenziati i seguenti risultati:
· il 77% dei docenti desiderava acquisire maggiori competenze e opportunità di confronto per affrontare più prontamente il disagio giovanile;
· il 62% aveva aspettative di miglioramento della relazione docente-allievo;
· il 46% sperava di poter acquisire nuove strategie educative;
· il 39% aveva aspettative nell’ambito della dimensione relazionale;
· il 15% sperava di poter migliorare la comunicazione e l’assertività con alunni e colleghi.

MONITORAGGIO IN ITINERE
2.a. ALUNNI
Il questionario di gradimento somministrato agli alunni a conclusione delle attività gruppali di motivazione ha evidenziato che l’80% dei ragazzi ha trovato le attività svolte in gruppo molto interessanti. Per il 57% si è trattato di una nuova esperienza formativa, mentre 46% la ha definita un’occasione per affrontare in gruppo nuovi temi. La maggior parte dei ragazzi ha ritenuto che gli incontri rispecchiassero abbastanza ciò che loro immaginavano essere relazionarsi ad uno psicologo. Per il 68% gli incontri hanno rappresentato un’occasione per scoprire potenzialità personali e degli altri membri del gruppo. La maggior parte dei ragazzi (68%) non ha lamentato alcuna difficoltà di inserimento nel gruppo. L’89% ha affermato di aver aumentato la propria conoscenza sul bullismo, di aver riflettuto su quale significato si nasconde dietro il comportamento del bullo e di aver acquisito maggiore competenza comportamentale qualora dovesse trovarsi a subire prepotenze o osservare situazioni di bullismo. L’89% ritiene sia importante avere la possibilità di chiedere aiuto psicologico qualora dovesse trovarsi in difficoltà, ritenendo che gli psicologi costituiscono un valido aiuto nel superare le difficoltà. Per tali motivi la totalità dei ragazzi afferma che consiglierebbe di fare questa esperienza perché la ha trovata molto utile per sé. Infatti, il 96% degli alunni ritiene che questa esperienza abbia migliorato le relazioni tra i componenti del gruppo. Infine, si evidenzia una piena soddisfazione delle aspettative attese inizialmente: il 68% dei soggetti ritiene aver soddisfatto aspettative nell’ambito della crescita interiore; il 39% anche in ambito relazionale; e il 21% anche in ambito scolastico.
2.b.DOCENTI
Solo il 10% dei docenti (1 solo docente) che hanno assistito alla presentazione ha preso parte attiva al progetto interagendo attivamente con lo psicologo al fine di intervenire sul disagio riscontrato tra i ragazzi. Questa docente riferisce di aver trovato le attività dello sportello interessanti. Il 40% dei docenti non chiarisce il motivo per cui non ha partecipato, il 10% afferma di non aver partecipato perché non era obbligatorio, il 20% per carenza di tempo, il 20% dichiara di non averci pensato.
L’80% dei docenti interpellati ha avuto alunni che hanno preso parte al progetto e il 70% dei docenti dichiara di aver riscontrato cambiamenti positivi per questi ragazzi, dettagliandoli come segue: per il 60% dei docenti i ragazzi che hanno partecipato allo sportello hanno acquisito maggiore serenità e autostima; per il 20% miglioramento comportamentale; per il 20% maggiore profitto scolastico. Il 70% dei docenti afferma di aver migliorato la propria relazione con gli alunni. Secondo l’80% dei docenti il progetto manca di criticità, secondo un docente dovrebbe essere realizzato in tempi extrascolastici.
2.c. GENITORI
Dei genitori che hanno effettuato il monitoraggio solo in un caso il figlio non si era rivolto alla successiva attività di sportello di ascolto prevista dal progetto. Tutti i genitori hanno riscontrato dei cambiamenti positivi per i figli: per il 50% i figli hanno acquisito maggiore serenità e autostima; l’altro 50% ha riscontrato un miglioramento a livello comportamentale. I genitori che hanno usufruito personalmente dello sportello di ascolto lo hanno ritenuto uno strumento utile (60%). Il 70% dei genitori ha affermato di aver riscontrato un miglioramento sia della sua relazione con suo/a figlio/a sia del modo attraverso cui suo/a figlio/a era solito/a rapportarsi ad amici e docenti. Infine, nessuno dei genitori ha rilevato elementi di criticità nel progetto.


MONITORAGGIO FINALE
3.a. GENITORI e DOCENTI
Negli ultimi due mesi di attività dello sportello si è evidenziata una maggiore partecipazione dei docenti, infatti alcuni di loro hanno fatto richiesta di colloquio psicologico, sia formalmente che in maniera informale, per la risoluzione di alcune problematiche relative ad alcuni alunni. Di fronte a tali segnalazioni lo psicologo ha scelto di operare in rete con la famiglia e indirettamente con il corpo docente mediante l’educatore inviante, creando un progetto che tenesse in considerazione le problematiche del singolo e le risorse dei care-giver. Gli interventi si sono rivelati assolutamente proficui come dimostra la soddisfazione degli interessati.
Tuttavia, nell’ultimo mese è stata registrata una diminuzione dell’accesso allo sportello dei genitori, i quali probabilmente, dopo aver chiarito i propri dubbi negli incontri precedenti ed espresso la propria soddisfazione nei questionari somministrati loro, hanno ritenuto concluso il loro percorso.
In seguito a tali constatazioni e all’esigua partecipazione generale dei docenti abbiamo ritenuto opportuno non somministrare ulteriori questionari a questa utenza.
3.a. Alunni
Completamente differente è il discorso per gli alunni, la cui partecipazione allo sportello di counseling individuale e di gruppo è risultata pari al 75% dei soggetti aderenti inizialmente al progetto. L’affluenza è stata notevole e continua, al punto che la domanda ha superato l’offerta, motivo per cui si è deciso di offrire gli spazi vuoti lasciati da genitori e docenti agli alunni. Soprattutto nell’ultimo mese è stato difficile soddisfare le richieste, sembrava che i ragazzi facessero fatica a separarsi, come è abbastanza fisiologico in questa fascia d’età del resto. Per tali motivazioni si è deciso di effettuare alcuni incontri di gruppo nel tentativo di dare la possibilità a tutti di chiudere l’intensa relazione transferale costruita. Il lavoro con i ragazzi si è rivelato assolutamente soddisfacente come dimostrano i questionari di gradimento, i risultati dei quali vengono di seguito illustrati.
Innanzitutto, è necessario sottolineare che tutti gli alunni che hanno fatto richiesta di colloquio allo sportello di counseling hanno riconosciuto la validità di questo progetto e che probabilmente ha sortito i risultati attesi. Tutti ritengono infatti di aver ottenuto cambiamenti positivi (dettagliatamente descritti nel grafico n.3), soprattutto nell’ambito della crescita interiore e in quello relazionale. Tutti i ragazzi hanno riferito di essersi sentiti a proprio agio nei colloqui con lo psicologo, il 55% ritiene di aver risolto i propri problemi e le piccole difficoltà, mentre il 45% lo ritiene probabile. Questo progetto ha permesso ai ragazzi di rivalutare la figura dello psicologo come valido sostegno nei momenti di difficoltà e promotore di benessere.

Infine, il 50% dei ragazzi suppone che vi sia stata una ricaduta su tutta la scuola al punto che ritiene una probabile diminuzione dei fenomeni di bullismo presenti in essa. Il 60% dei soggetti che hanno avuto accesso allo sportello affermano di aver acquisito una maggiore competenza relazionale; il 90% di essi afferma “di aver imparato che usare la prepotenza non aiuta”; mentre il 70% ritiene “di aver acquisito nuovi comportamenti utili a fronteggiare il fenomeno del bullismo”.



La grotta di guizzo azzurro onlus



“Il Volontariato per la Comunità – Bando di idee 2009 – CSV Napoli” – Azione 1. Progetto Sportello permanente di counseling
per la prevenzione del disagio nelle scuole

RELAZIONE FINALE
(a cura di Dr.ssa Valeria Cioffi)
Dall’analisi situazionale iniziale è evidente la presenza in questa scuola di episodi di prepotenze tra gli alunni che rendono disagevole la normale e serena conduzione delle attività scolastiche ed extrascolastiche. Come recita il copione di questo fenomeno, anche in questa scuola i ragazzi tendono a prendere “le parti di”, “si divertono a fare il tifo” o si mostrano del tutto “indifferenti” di fronte a ciò che succede, dimostrando una conclamata incapacità di stare nel conflitto, tipica del bullismo. È evidente la diffusione di una cultura del predominio, dell’esercizio delle alleanze (Novara 2002), in cui, come in una guerra, la soluzione del conflitto passa attraverso l’annientamento dell’avversario. Il tentativo di superare quest’ottica si è espresso nella diffusione di una “cultura della mediazione”, cultura che favorisce lo sviluppo di capacità di comunicazione con l’altro e di accettazione della sua diversità di opinione, che permette in pratica di affrontare un problema senza aggredire l’altro. Questo è stato soprattutto l’obiettivo degli incontri motivazionali tenutisi in gruppo nella prima fase del progetto, dimostratisi per altro davvero efficaci e soddisfacenti come dimostrato dai questionari di gradimento somministrati ai ragazzi. Siamo partiti, infatti, dall’assunto di base che la scuola è tra i contesti in cui ha più senso investire per la promozione di una cultura della mediazione, come luogo di “apprendimento della relazione” e di “partecipazione/appartenenza” ad una comunità, motivo per cui abbiamo ritenuto utile incentivare la dimensione socio-affettiva nella relazione educativa, nel duplice registro cognitivo/affettivo, per consentire l’esprimersi di un’intenzione educante finalizzata ad un apprendimento inteso come sviluppo non solo dei saperi, ma anche della persona e del suo saper vivere.
Questi principi hanno consentito l’attivarsi di una proficua attività di sportello di counseling, alla quale i ragazzi hanno partecipato con entusiasmo, dimostrando soddisfazione per i risultati via via ottenuti nel percorso seguito con lo psicologo.
D’altro canto, i docenti, pur avendo riferito di aver riscontrato cambiamenti positivi per i ragazzi che hanno preso parte al progetto, hanno tentennato a partecipare ai colloqui di counseling, fatta eccezione per alcuni di loro, il cui intervento è stato indispensabile per la progettazione di eventuali azioni e la successiva risoluzione positiva delle situazioni problematiche a monte della richiesta.
Anche la partecipazione dei genitori nella fase iniziale non è stata molto numerosa, al contrario sono stati più presenti e partecipi man mano che l’attività con i loro figli prendeva forma in un percorso. Tutti i genitori degli alunni che hanno partecipato al progetto hanno riscontrato dei cambiamenti positivi per i loro figli. Il 70% dei genitori ha affermato di aver riscontrato un miglioramento sia della sua relazione con suo/a figlio/a sia del modo attraverso cui suo/a figlio/a era solito/a rapportarsi ad amici e docenti, concordando con la posizione assunta dai ragazzi.
La minore partecipazione di docenti e genitori probabilmente è da attribuirsi sia alle diverse esigenze pratiche (ad es. impegni lavorativi e personali nelle ore in cui era aperto lo sportello) che coinvolgono tale utenza, sia alla mancata azione motivante di questi mediante incontri ad hoc. Tuttavia, per quanto quest’ultimo punto debba considerarsi un elemento di criticità strutturale progettuale, gli oneri temporali non avrebbero consentito l’apporto di tali modifiche se non a danno dell’attività di consulenza, che sarebbe andata ulteriormente a ridursi e a dimostrarsi incapace di soddisfare le numerose richieste.
Lo sportello di counseling si è rivelata, dunque, un’importante occasione di ascolto e promozione in ragazzi, genitori e docenti di una certa consapevolezza delle problematiche connesse al disagio scolastico e al bullismo. Attraverso di esso è stato possibile favorire lo sviluppo di comportamenti prosociali e modalità relazionali basate su collaborazione ed empatia, agendo sulle condizioni del disagio scolastico con interventi individualizzati e sistematicamente monitorati. I ragazzi hanno potuto guardarsi dentro, osservare i propri e altrui sentimenti, e hanno potuto riflettere sulle relazioni in famiglia e con i coetanei. Molti di loro hanno imparato a conoscere meglio se stessi, i propri comportamenti e quelli degli altri; hanno acquisito maggiore consapevolezza di sé e migliorato le relazioni con docenti e coetanei; sino a arrivare ad essere accompagnati a risolvere disagi psicologici più profondi attraverso lo sportello di counseling.
Le consultazioni psicologiche individuali per i genitori hanno consentito di approfondire la natura dell’eventuale disagio del figlio e di condividere con la famiglia l'eventuale piano di recupero, con le relative indicazioni.
Lo sportello di counseling psicologico per gli insegnanti ha permesso la realizzazione di strategie d’intervento per la gestione di allievi in difficoltà, predisponendo idonei piani educativi mirati alle esigenze del singolo allievo e una serie di azioni destinate a lui, alla scuola e alla famiglia, finalizzate all’eliminazione del disagio. Il tutto aumentando i servizi che aiutano lo studente ad adattarsi nel miglior modo possibile alla propria situazione unica di individuo.
Colgo, infine, l’occasione per ringraziare tutti gli studenti che hanno partecipato allo sportello, i tutor, i volontari e i professionisti che hanno collaborato con me. Ringrazio il Preside Carillo per la sua azione di controllo dall’alto, la Prof.ssa Sgaglione, senza la cui collaborazione attenta, accogliente e disponile sarebbe stato impossibile lavorare, i Professori Bianco e Caldarelli, la cui sensibilità e dedizione al lavoro hanno permesso l’attuazione di interventi significativi, e tutti i collaboratori scolastici che hanno garantito il dispiegarsi degli aspetti pratici.

Venerdì 6 maggio 2011
Le mamme dicono……………

E’ con grande stima e affetto,che,a nome anche delle altre mamme, voglio ringraziare la prof. Pina Casillo e le Dott.sse Valeria Cioffi e Valeria de Santis per il lavoro svolto in questi mesi.
Sono state di grande aiuto e di grande sostegno sia per noi che per i nostri ragazzi.
Con la vostra professionalità, la vostra dedizione al lavoro e il vostro spirito di sacrificio ci avete insegnato che, nella vita, si può e si deve CAMBIARE!!!
“Cambiare” opinione, comportamento, modo di vedere le cose, di esprimersi, di rapportasi con gli altri! Naturalmente questo sempre in meglio e nell’ assoluto rispetto del pensiero altrui!
Grazie dal profondo del cuore!
Avino Adelaide e LE MAMME

…….e i ragazzi

Con il nostro video, abbiamo voluto esprimere tutta la nostra gratitudine per tutto quello che avete fatto per noi!
Ci avete accompagnato in questi mesi, sostenuti nel nostro difficile cammino di crescita!
Per questo vi diciamo Grazie!!!
“ Grazie per ogni singolo momento nostro, per ogni gesto, il più nascosto!!!”
Speriamo che la vita ci riservi ancora tanti momenti belli insieme, da poter un giorno ricordare, raccontare e tenerli per sempre nei nostri cuori!!!
Grazie alla Dott.ssa Valeria Cioffi e alla Dott.ssa Valeria De Santis.

Tutti i vostri ragazzi





Attualità

Ultimamente abbiamo dovuto assistere a sconcertanti fatti di cronaca che vedono coinvolti minori sempre più in tenera età: scippi, violenze. Non possiamo restare indifferenti senza chiederci perché la purezza, l’ ingenuità e tutte le congeniali caratteristiche della fanciullezza e dell’ adolescenza stanno lasciando il posto ad un’ inaudita violenza. Ci sembra pertanto giusto, prima della conclusione di questo lavoro soffermarci a riflettere: proponiamo la lettura dei seguenti commenti a fatti di cronaca ultimamente accaduti che condividiamo pienamente e che avvalorano quanto abbiamo voluto far emergere nell’ attuazione di questo delicato lavoro:

Gioventù bruciata la vera emergenza da affrontare
Davide Morganti

Nella provincia di Napoli la morte è un paese per i giovani, dove si va ad abitare ancora prima di morire e quando arriva non si è abbastanza vecchi da poterla sopportare. La tragica rapina di Qualiano con l’ uccisione di un ventiquattrenne e di un sedicenne, è il grido di una pistola sistemata alla nuca di un territorio che circonda il corpo piagato di Napoli come filo spinato.Purtroppo in provincia si sta assistendo a un federalismo dell’ indifferenza e del disprezzo, un paese è poco interessato all’ altro e in questa zona grigia appassisce la gioventù tra comuni sciolti per infiltrazioni camorristiche, abusi e saccheggi di vario genere che fanno da testimoni all’ illegalità. I due giovani erano figli di un imprenditore e di un ferroviere, quindi salta subito l’ equazione facile che vuole un rapinatore appartenere a famiglia malavitosa. Il più grande aveva anche un figlio di appena un anno. Stiamo rischiando di perdere il futuro che sta crescendo nella carne dei nostri giovani. Banale dire che il mito del danaro, del potere, della ferocia hanno presa ormai su quanti ritengono gli altri prede da spolpare. “ La sofferenza altrui bisogna bene che serva a qualcosa”, scrive Curzio Malaparte, e in provincia pare sia diventata business. In questi giorni si parlerà di sicurezza nell’ hinterland napoletano, si punterà alla videosorveglianza, o almeno queste sono le intenzioni, più che sulle caserme che con la loro staticità sono meno efficaci delle postazioni mobili. Ma le videocamere non ci saranno mai su chi cresce da queste parti per vederne i disturbi e curarli.La gioventù si è trasformata in una pratica del male, i giovani, quandi si avvicinano a un supermercato, una tabaccheria, un negozio, una gioielleria mettono paura, ansia, la loro presenza, soprattutto se si trovano in gruppo, provoca allarme. Un ventenne è uno stato d’ allerta, la vecchia semiotica lombrisiana che grossolanamente individuava nei tratti somatici i tratti della delinquenza non esiste più. Gel, orecchino, vestiti firmati, abbronzatura da lampada, depilazione sono segni che uniformano chiunque, bene e male. Ma se un giovane muore, un paese si impoverisce. La settimana scorsa, sulle pagine di questo giornale ( Il Mattino), Angelo Petrella scrisse che la provincia , era una conurbazione frammentata che ruotava attorno a Napoli, ma senza continuità. Quello che bisognerebbe fare, giunti a questo punto, è creare degli incontri tra tutti i comuni periodicamente, che terrebbero conto della scuola, della polizia, degli assistenti sociali, delle associazioni, per cominciare a rammendare faticosamente un territorio che fa della incomunicabilità un’ infezione che ammala i più piccoli. Ci dovremmo preoccupare di ogni giovane, come gli zoologi fanno con i panda, non considerarli nella genericità sociologica, ma nell’individualità irripetibile e dunque da educare alla vita e non alla morte. Stiamo assistendo a una mattanza dove a perdere, alla fine, è chiunque abbia deciso di continuare a vivere qui. In un’ ottica agostiniana, l’ uomo è destinato per sua natura a peccare, a compiere il male e a dover sperare nella Grazia per ottenere la salvezza. Questa cupa visione , oggi, è più che mai presente, solo non possiamo restare con le mani in mano, in attesa di un evento salvifico che, nel frattempo rischia di dannare un’ intera generazione. Qua nessuno si illude di azzerare il male, ma è difficile accettare che le istituzioni continuino a credere che i giovani siano solo una fascia di disoccupati, di persone che andranno via o di organismi in attesa di deperire.

Scippatore baby un fallimento che ci riguarda
Diego De Silva


Non imputabile per minore età. Questa forma assorbe in sé la storia del ragazzino di undici anni che domenica alla stazione centrale di Napoli, con una piccola banda di complici poco più grandi di lui, ha scippato e mandato in ospedale una ragazza “ Non imputabile” vuol dire che il nome dell’ancora bambino non verrà conservato negli archivi. Ma certo, quel suo non essere “ imputabile “ non modifica la condizione borderline della sua età, né in altro senso archivia per davvero una storia fin troppe volte reiterata. E soprattutto a Napoli non scopriamo ora la delinquenza minorile, né può bastarci asserire che non si tratta di una novità, che esiste da sempre. Possiamo anche aggiungere che non è nemmeno – benché quel marchio spesso la certifichi, ulteriormente infestandola, - un’affiliata necessaria della camorra. Eppure, di tutte le categorie criminogene di cui abbiamo conoscenza, l’esser “ delinquenti” da bambini è quella che comporta il maggior grado di sconcerto e di demoralizzazione, come se il reato commesso dal minore avesse un’immediata capacità di chiamare indiscriminatamente in causa la società civile; quasi che ciascuno adulto, in quanto tale, se ne sentisse,in misura anche minima, responsabile. La prima reazione , quella che immediatamente si produce anche davanti alla semplice notizia di un reato commesso da un minore ( fosse anche uno di vecchissima data come lo scippo, che tuttavia, nella sua ricorrenza ed abitualità, è quello che produce il maggior numero di traumi psicologici e lesioni personali alle vittime, incidendo fortemente sul senso d’insicurezza che condiziona e avvilisce la semplice attività del camminare per strada , è il disorientamento. Il sentore ( dapprima vago, poi sempre più definito ) di un fallimento sociale già ampiamente avvenuto che ha generato un’ altra crepa nel viver comune. E insieme, nell’apprendere questo tipo di notizia, un po’ tutti proviamo un inquietante senso di vulnerabilità ( che è poi la tipica reazione della vittima, il cui vero timore non è tanto il fatto subito, ma l’angoscia che possa ripetersi: Perché, per quanto paradossale sembri, difendersi da un bambino è difficilissimo. Un bambino non combatte ad armi pari: è nell’inferiorità il suo vantaggio: Di più: nell’accettabilità del combattere contro di lui, proprio in quanto bambino. La non punibilità del minore (già in sè un baluardo delinquenziale, che non a caso le organizzazioni criminali mettono in conto come prerogativa fondamentale nell’arruolamento delle piccole leve), la sua consapevolezza in chi ne usa, è un deterrente della paura di delinquere e, all’inverso, un amplificatore di quella di chi ne è esposto. E’ questa in fondo, la ragione per cui da più parti s’invoca la riduzione dell’età punibile, come se poi mandare in galera qualche migliaio di minorenni in più all’anno ne inibisse la proliferazione e soprattutto non rischiasse di causare un aumento esponenziale della delinquenza in fasce di minori anche al di sotto dei sedici anni.
Il punto, probabilmente, è che un dibattito approfondito sul tema non è mai davvero entrato all’ordine del giorno della nostra agenda politica. Il minore, checchè se ne dica nei convegni dedicati, non è al centro dell’interesse di un progetto di sviluppo sociale che lo preveda in posizione di assoluta priorità. Il bambino che nel corso della sua crescita incontra il crimine e lo pratica, è di fatto sentito come una fisiologia della questione sociale, una piccola metastasi metropolitana assegnata ai problemi molto più ampi come quelli del lavoro, della scuola e della relativa dispersione, della lotta alle mafie e cosi via: di fatto, è un problema rinviato. Oggetto di soluzioni tutto sommato provvisorie, insufficiente o quantomeno limite in sé. Capovolgere i termini prioritari della questione, smettere d’includerlo in ambiti più complessi tenendolo così in lista d’attesa; progettare su di lui e per lui, costruire politiche in funzione sua, può essere una strada per risolverla. Fare, insomma: trovare il modo di fare qualcosa. Ciò che abbiamo diritto di chiedere alla politica. O continueremo all’infinito a raccontare e commentare storie come questa, leccarci le ferite, vivere quella demoralizzazione civile ricorrente a cui fra un po’ smetteremo anche di reagire.












Il magistrato
“Famiglia e scuola non danno regole, meglio la comunità “

Cavallo: per questi bambini “ difficili” il capolinea è sempre il carcere serve un percorso che li rieduchi-

Per Melita Cavallo, presidente del Tribunale dei minori di Roma, “ l’assenza di regole in famiglia e nella scuola, è alla base di episodi come quello avvenuto l’altra sera a Secondigliano”. La Cavallo ha svolto, per molti anni, l’attività di giudice minorile a Napoli e ben conosce le dinamiche criminali della nostra città. Capo dipartimento per la Giustizia minorile, ha ricevuto il Prix Femmes d’Europe 1995 del Parlamento Europeo.
Presidente, a Secondigliano un 12enne ha accoltellato l’amico. Cosa può indurre un bambino a commettere un atto così feroce?
“ Sicuramente alla base di un’aggressione di questo tipo c’è l’assenza di regole in famiglia. Un ragazzino senza regole viene preso dall’ira quando c’è qualcuno che contrasta la sua volontà. Questi bambini difficili non sono abituati a metabolizzare le proprie condotte criminali. E così, per un banale litigio, non esitano a usare il coltello e a ferire il compagno di giochi, senza rendersi neppure conto che possono anche provocarne la morte”.
Vuol dire che non considerano le conseguenze dei loro atti criminali?
“Esattamente. Non sono in grado di comprendere immediatamente le conseguenze dell’atto. Anche perché non sono stati abituati a capire l’importanza delle regole, il bisogno delle regole. E di rispettarle. Oggi un ragazzino rincasa quando vuole: Guarda la TV tutto il tempo che vuole. E non ha limiti per l’uso del computer. Prende e ottiene in casa i soldi che vuole. Altrimenti cerca, comunque, di impossessarsene . Oggi rispetto a un ragazzino di vent ‘anni fa, un bambino, sotto il profilo dell’intendere e del volere, intende sicuramente di più. Grazie a internet ad altre sollecitazioni, ma è meno capace di determinarsi sul piano della volontà. E’ più fragile e meno responsabile . E, se vive in un ambiente degradato, in cui il coltello ce l’hanno tutti perché è dimostrazione di forza, anche lui avrà il coltello, per farsi vale, per dimostrare di essere più forte.
E la scuola?
La scuola trova difficoltà a impartire disciplina. I ragazzini, in questa condizione, disprezzando il valore delle regole e rifiutandosi di uniformarsi a esse, finiscono col rendersi protagonisti anche di atti di violenza come quello commesso dal dodicenne di Secondigliano. Insomma, la regola è un limite che impedisce di fare danni ad altri e a sè stessi. Ma si deve introitare quando si è piccoli. Se non si è abituati alla disciplina non ci si riesce neppure a fermare in una lite. Non si riesce, in definitiva, ad attivare quei meccanismi che soli possono impedire alla volontà di oltrepassare il limite e di straripare oltre la regola. E’ la famiglia che deve saper imporre al bambino i primi limiti. Poi la scuola e la società. Se così difficilmente un ragazzino impugnerà il coltello”.
Il fenomeno delle aggressioni tra under 14 è in aumento, secondo il rapporto Italia 2011 dell’eurispes. Cosa rischia un ragazzino che si rende protagonista di una atto come quello messo a segno dal dodicenne di Secondigliano?
“ Un dodicenne, secondo la legge, non può subire un processo. Ma potrebbe essere sottoposto a una “misura di sicurezza”. Le misure di sicurezza rappresentano uno strumento per garantire, appunto, la sicurezza delle persone rispetto a un minore che viene ritenuto pericoloso nel suo agire”.
A quale misura di sicurezza potrebbe essere sottoposto il dodicenne di Secondigliano?
“ Al collocamento in una comunità. Voglio precisare che la comunità a cui mi riferisco non è la stessa che ospita i cosiddetti ragazzi difficili o i ragazzi che sono in misura cautelare. Io penso a una comunità ad hoc per questi bambini mal cresciuti che hanno bisogno di particolare attenzione per interrompere un percorso di vita che vede al suo capolinea solo il carcere”.


LA FAMIGLIA SCASSATA AIUTA A CRESCERE DELINQUENTI
Data: 09/03/2011
Manca la prevenzione sociale. Destra e sinistra hanno giocato di sponda e portato in Italia il modello di sicurezza americano. Tutto sbagliato! Non ha fatto altro che aumentare il numero dei detenuti. Di Amato Lamberti
Questa volta la Suprema Corte di Cassazione ha scelto una strada che in molti non si sentono di condividere. Un giovane stressato e depresso da situazioni familiari, come quella della separazione dei genitori, che commette un atto di vandalismo non ha diritto ad alcuna comprensione. Deve essere punito e in maniera esemplare per fargli comprendere che le leggi devono essere sempre rispettate. Una sentenza che la dice lunga sul clima che nel nostro paese governa l’applicazione della giustizia.
Un clima che trasforma la lotta contro il crimine in un teatro burocratico-mediatico che, al tempo stesso, soddisfa e alimenta il desiderio d’ordine dell’elettorato, riafferma l’autorità dello Stato attraverso il suo linguaggio e la sua mimica virili, ed erge la prigione come ultimo baluardo contro i disordini che scoppiano nei bassifondi e che si ritiene minaccino le fondamenta stesse della società. La domanda che sorge spontanea è perché questo approccio punitivo, incentrato sulla criminalità organizzata, sulla delinquenza di strada e sulle zone urbane degradate e marginali, che mira a far arretrare passo dopo passo gli atti criminali con l’attivazione a tutto campo dell’apparato penale, è stato in tempi recenti adottato non solo dai partiti di destra ma anche – con slancio sorprendente, mi sento di aggiungere- dai politici della sinistra sia di governo che di opposizione.
La risposta più semplice, che è anche quella sostenuta dalla maggior parte degli studiosi di criminologia e di sicurezza urbana, è che anche in Italia, come in Europa, si sia imposto il modello sicuritario statunitense fondato sull’inasprimento generalizzato del sistema penale e che ha anche prodotto, in Italia come in molti altri Paesi, un incremento esponenziale della popolazione carceraria.
Negli Stati Uniti, infatti, il modello penale, secondo alcuni autori, avrebbe dimostrato che è possibile far arretrare la criminalità comune e il senso di insicurezza soggettivo grazie all’attivazione di politiche poliziesche, giudiziarie e penitenziarie scrupolose, dirette alle categorie marginali intrappolate negli abissi del nuovo paesaggio economico. In pratica, negli Stati Uniti, la criminologia, contro ogni analisi sociologica, avrebbe dimostrato che la causa del crimine è l’irresponsabilità e l’immoralità del criminale, e che l’inflessibilità nel punire le inciviltà e i comportamenti devianti anche di basso profilo è il mezzo più sicuro per arginare gli atti violenti.
Non è vero. Si sono solo riempite in maniera inverosimile le carceri. Tutte le rilevazioni dimostrano il contrario. Le politiche repressive aumentano solo il numero dei detenuti ma non riescono né a ridurre né a controllare i tassi di devianza e di criminalità. Il fatto che un dodicenne accoltelli un quattordicenne per futili ragioni, come è avvenuto a Napoli, dimostra che ad essere fallimentari sono le politiche di prevenzione della devianza. Ma quando si investe tutto sulle politiche di repressione non resta disponibile niente per investimenti di prevenzione sociale sul territorio.
I delitti all’interno delle famiglie si vanno moltiplicando, con grande gioia delle televisioni che li trasformano in talk show interminabili: ma è la repressione penale la strada giusta per affrontare il problema dei figli che ammazzano i genitori, dei genitori che ammazzano i figli, dei fratelli che ammazzano i fratelli? Forse la crisi della famiglia è arrivata a un punto tale da richiedere misure urgenti di sostegno a favore dei genitori e soprattutto dei figli. Il fatto che sempre più spesso sono i minorenni a commettere delitti anche di sangue imporrebbe alla società una riflessione sul ruolo e la funzione delle agenzie educative, non certo un abbassamento della soglia di punibilità. Mettere in galera un minore non risolve certo il problema della sua rieducazione e del suo reinserimento nella società.
Sembra quasi che siamo tornati alle teorie lombrosiane del delinquente nato, contro il quale non c’è altra difesa che il carcere a vita. E, invece, delinquenti non si nasce ma si diventa: perché si nasce in una famiglia scassata, si cresce in un ambiente culturalmente ed economicamente deprivato, si vive in un contesto di degrado, disoccupazione, delinquenza abituale, si frequentano solo figure marginali che debbono inventarsi ogni giorno strategie di sopravvivenza illegali. Contro tutte queste situazioni di esclusione la società potrebbe fare molto, ma dovrebbe investire in politiche di inclusione sociale a favore di famiglie, adulti, donne, giovani, bambini, coinvolgendo tutte le strutture e le associazioni disponibili.
E, invece, si preferisce investire sulle forze dell’ordine e sulle carceri, con il risultato di fare delle carceri delle vere e proprie discariche umane di persone trattate solo come rifiuti. La delinquenza aumenta, l’insicurezza delle persone cresce, le città diventano sempre più inabitabili: non importa, l’importante è mostrare i muscoli.(Fonte foto: Rete Internet)
Autore: prof. Amato Lamberti



PREVENIRE PER NON DOVER CURARE

Credo che il lettore coinvolto in questa dovuta riflessione possa facilmente condividere la necessità di un doveroso e tempestivo intervento di prevenzione.
L’ antico detto citato “ Prevenire è meglio che curare”, frutto di una saggezza antica e sempre attuale, non è stato scelto a caso quale titolo del convegno di chiusura di questo lavoro.
Tra i nostri obiettivi quello di divulgare l’ esperienza fatta, di rilevarne i risultati positivi e le criticità e farle giungere a chi detiene il potere affinchè integrato, rivisto e corretto possa diventare l’ intervento educativo ottimale per aiutare concretamente ogni singolo individuo ad evolversi serenamente, sviluppando al massimo il meglio delle personali potenzialità.
Questo libretto sarà distribuito alle scuole e al Ministro della Pubblica Istruzione in quanto, come hanno rilevato anche gli autorevoli autori degli articoli inseriti, in questo delicato periodo storico tocca ancora una volta alla scuola, forse oggi più che alla famiglia, il gravoso compito educativo per la formazione di società sane, dove tutti possano vivere serenamente la singola realtà di essere umano. I governanti devono prendere atto che tutti gli operatori della scuola sono chiamati a svolgere un delicatissimo compito: sulla qualità della scuola bisogna investire al massimo per garantire le adeguate competenze da spendere per un sereno futuro dell’ umanità, garantendo al suo interno Dirigenti e Docenti veramente all’ altezza del gravoso compito, sia sotto l’ aspetto umano che per l’ adeguata preparazione, facendoli affiancare, finalmente, dalla figura dello psicologo.




Ringraziamenti

Non posso concludere senza nuovamente ringraziare vivamente il CSV di Napoli nelle persone del Presidente Dott. Giuseppe De Stefano e di tutti i componenti di questo validissimo Centro che hanno reso possibile la realizzazione di questo lavoro.
Ringrazio il Preside Dott. Ferdinando Carillo e i Docenti della Scuola Media “ Giusti” di Terzigno per la collaborazione offertaci, che ha richiesto, talvolta, una revisione ed una maggiorazione del quotidiano lavoro organizzativo precedentemente programmato, sperando di aver compensato il loro sacrificio con un miglioramento del rendimento scolastico degli alunni coinvolti e della loro migliorata capacità comunicativa all’ interno del gruppo classe .
Ringrazio le Associazioni partner: “ La Misericordia” di Poggiomarino – Obiettino Famiglia - Federcasalinghe - Terzigno – e i Servizi Sociali del Comune di Terzigno nella persona della Dott.ssa Luisa Parisi.
Ringrazio la Dott.ssa Valeria Cioffi, parte attiva nell’ elaborazione del progetto, e la Dott.ssa Valeria De Santis che con serietà professionale hanno messo a disposizione di tutti gli attori coinvolti massimo impegno e competenza.
Ringrazio le volontarie Giugliano Clelia e Giugliano Anna che hanno affiancato come tutor la Dott.ssa De Santis e tutti i volontari che hanno collaborato.
Ringrazio il Prof. Amato Lamberti che ha subito apprezzato il nostro lavoro e ha accettato il nostro invito al convegno “ Prevenire per non dover curare”
Ringrazio in modo particolare gli alunni che hanno aderito al progetto e i loro genitori, sperando che il nostro intervento abbia contribuito a sciogliere tensioni e ad affrontare con maggiore serenità il futuro,un futuro che auguro sia ricco di soddisfazioni sociali, familiari e lavorative.
Terzigno, giugno 2011
La Presidente dell’ Associazione “ La Grotta di Guizzo Azzurro”
Giuseppa Paolina Casillo


CONVEGNO FINALE
8 giugno 2011 - 0re 10,00 –
Presso la Scuola Media Giusti di Terzigno
Progetto Sportello permanente di counseling per la prevenzione del disagio nelle scuole
Incontro di chiusura – Introduce Pina Casillo – Presidente Associazione “ La Grotta di Guizzo Azzurro”

Intervengono

La Dott.ssa Valeria Cioffi - Psicologo clinico e di comunità – Analista Transazionale - Dottore di Ricerca
La Dott.ssa Valeria De Santis – Psicologo dell’ età evolutiva - Dottoranda di Ricerca
Il Preside della Scuola Media Giusti di Terzigno Dott. Ferdinando Carillo
Il Presidente del CSV Napoli Dott. Giuseppe De Stefano – Presidente del CSV Napoli
Il Prof. Amato Lamberti - Docente di Sociologia della devianza e della criminalità presso
la Facoltà di Sociologia dell'Università "Federico II" di Napoli.

COMMENTI RICEVUTI



Gentilissima prof Pina,
complimenti per l’iniziativa. Mostra quanto ella tenga alla scuola e si dia da fare per costruirla multifunzionale . La società ne ha bisogno per nutrirsi di cittadini liberi e propositivi e non di soggetti arrabbiati e disadattati. Anche la famiglia si gioverà di queste iniziative. Esse l’aiutano a meglio cogliere le cause di certi atteggiamenti.
Un caro saluto Salvatore Violante


Cara Pina
ho letto il comunicato stampa. Ti faccio i miei più vivi complimenti con i dovuti auspici per un prosieguo ricco di successi e di progresso.
Mi permetto di osservare che hai introdotto una istituzione innovativa nel servizio della istruzione pubblica mettendo a disposizione dell'utenza, genitori, alunni ed enti pubblici e privati una qualificata figura professionale che al momento è del tutto assente e che possiamo denominare Esperto di Counseling Scolastico. Hai anche definito un campo scentifico di indagine sotto il profilo pedagogico aggregativo che può includere variabili integrative interdisiplinari per ampliare la performance formativa. Stasera sono relatore in un convegno presso l'aula consiliare di Vallo della Lucania e esporrò la tua posizione che può essere un movimento non solo di opinione ma di soluzione preventiva di ogni tipo di indirizzo per il consolidamento della struttura scenica educativa. Angelo Perriello
Commenti su Facebook

Edda Cattani – Dir. Scolastico
Bellissimo progetto! Queste sono le scuole che preparano. I nostri ragazzi, uomini del domani hanno bisogno di questo! Grazie

Gentile amica, ricevere il tuo bellissimo progetto mi ha fatto molto piacere ed ancor più quando ho potuto stamparlo per leggerlo in maniera più approfondita. Mi rendo conto che quanto viene scritto "Ci dovremmo preoccupare di ogni giovane, come gli zoologi fanno con i panda, non considerarli nella genericità sociologica, ma nell’individualità irripetibile e dunque da educare alla vita e non alla morte" sia un impegno grandioso e non facile soprattutto in territorio come il vostro. Io penso proprio che la Gelmini lo leggerà e forse vi manderà un piccolo contributo. Vedi di illustrarlo con più foto e di dargli colore nella veste grafica per attirare di più nella lettura. Fanne più copie da distribuire alle autorità preposte, scolastiche e politiche... io non sono mai stata delusa, anzi, se le mie scuole sono andate avanti bene (pur essendo dislocate in un territorio povero) è proprio perché "ho lanciato il cuore oltre l'ostacolo..." per superare le barriere. Ti faccio i miei auguri e i miei complimenti. Cordialità tante Edda Cattani
Carissima, il tutto è splendido... un lavoro non facile, soprattutto inquel territorio. Avrei aggiunto alla relazione finale un modello di questionario e un grafico con la griglia di partecipazione che avete somministrato alle famiglie. Continuare in questo percorso è entusiasmente...; coinvolgete più enti... perché alla fine, occorrono i "soldini".Un caro abbraccio con l'augurio di una buona estate Edda Cattani
settore.politichegiovanili@comune.bari.it
Carissima Pina ho avuto in questi ultimi tempi difficoltà a contattarti. Splendido risultato è stato il tuo impegno profuso per anni per i bambini che hai educato e sostenuto con grande maestria e sensibilità esclusiva. Ho preso parte nella prima settimana di giugno ad un progetto Comenius Regio che si è tenuto in Spagna, zona della Galizia, terra meravigliosa da tutti i punti di vista. La tematica è stata quella della Risoluzione pacifica dei conflitti in ambito scolastico. Si trova tutto concorde con il tuo progetto. Cerchiamo di sentirci, mi impegnerei perché la progettualità sia inserita in rete anche se da postazioni diverse per un interesse da spendere per i nostri figli, futuro da costruire e da sostenere. La scuola, sistema che abbraccia gli altri due:la famiglia e i bambini, un universo fatto di attenzione al pianeta “famiglia” che dona nuove creature, in diritto di crescere e far crescere. A presto. Carmela
Cara Pina, scusami per il ritardo nella risposta ma sono fuori Italia.Penso che la registrazione del mio intervento al tuo riuscitissimoConvegno sia più che sufficiente. Ancora complimenti per l'ottimolavoro.Un caro saluto, Amato Lamberti




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